PROGETTO SCATOLE AZZURRE
La scatola azzurra veniva usata fin dal 1955 in ambito terapeutico da Dora Kalff, analista allieva di Jung, che intuì le notevoli potenzialità di questo metodo e lo applicò anche alla terapia dell’infanzia. A suo parere, l’allontanamento dei bambini dalla natura per immergersi nella tecnologia poteva generare nevrosi. Successivamente Paola Tonelli un’insegnante di Roma, ha utilizzato le scatole in ambito educativo, accorgendosi che il contatto diretto con gli elementi naturali (sabbia, acqua.) permetteva al bambino di prendere il contatto con le proprie emozioni. Nell’età evolutiva, infatti, è la via spontanea che dà forma, tramite immaginazione, alle emozioni. Durante questo periodo, per misurarsi con l’emozione, il bambino ha bisogno degli oggetti (materiali) e delle azioni (giochi), come se la capacità di affrontare un evento emotivo che lo coinvolge richiedesse l’attività e il contatto del corpo attraverso i sensi. Attraverso la manipolazione dei materiali, il bambino organizza le sue emozioni stimolando la fantasia.
OBIETTIVI FORMATIVI
OBIETTIVI FORMATIVI
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Manipolazione e conoscenza di materiali vari
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Affinamento alla percezione tattile
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Dare forma mediante l’immaginazione alle emozioni
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Dare significato alle fantasie
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Sviluppare la creatività
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Evoluzione del gioco simbolico
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Ampliamento e arricchimento del linguaggio verbale
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Percepire ed intuire alcune proprietà fisiche degli elementi
- I primi concetti topologici e logico-matematici
IL RUOLO DELLA SCATOLA
La scatola è in legno, di forma rettangolare ed è dipinta di azzurro. La forma rettangolare e disuguale dei lati crea tensione, desiderio di movimento, voglia di proseguire. Le forme, invece, quadrata e rotonda, trasmettono equilibrio, tranquillità, concentrazione verso il centro, per cui la forma rettangolare crea quel giusto disequilibrio che spinge alla creazione di scene. La scatola è scena vuota del teatro in cui prenderà forma la rappresentazione. Essa è il luogo dove le emozioni prendono forme concrete. Il fondo azzurro evoca il colore del mare e del cielo, due degli elementi più importanti e affascinanti che abbiamo sul nostro pianeta. Giocando con la sabbia il bambino sarà libero di non scoprire il fondo azzurro oppure lasciarsi incuriosire.
La sabbia è un materiale naturale che può curare, secondo Dora Kalff. Essa è il frutto dell’opera millenaria dei venti e del mare, del loro rompere, erodere, frangere, sminuzzare. Il contatto con essa suscita sensazioni tattili differenti. La sabbia come sostanza di confine tra la terra e il mare. La sabbia come elemento non strutturato, che si adatta e mescolato con l’acqua diventa plastico e di consistenza variabile. Ogni segno anche minimo trova in questo materiale un’immediata risposta. L’importante è che la sabbia non venga distrutta ma rimanga.
IL RUOLO DEGLI OGGETTI
La scelta dell’oggetto e della sequenza di oggetti che compaiono progressivamente sulla scena della scatola, avviene attraverso una libera associazione spontanea del bambino. Gli oggetti diventano ben presto “parlanti e significanti”. Gli oggetti a disposizione sono di due categorie: naturali e non. I primi sono costituiti da: sassi, conchiglie, rametti, semi, castagne, pigne, sali colorati… I secondi da materiali vari: cannucce, tappi di sughero, piccoli animali, oggetti in miniatura… È un gioco destinato all’immaginario! La miniaturizzazione degli oggetti favorisce l’illusione di poter dominare le emozioni ancora difficili da gestire, ma allo stesso tempo permette un primo confronto con loro. Tramite questi materiali la realtà viene governata dal bambino.
LE MANI
Le mani diventano lo strumento di trasformazione dell’inconscio e dell’immaginazione. Esse lavorano istintivamente, scavando, costruendo, allargando, lisciando, accarezzando, stringendo. Esse attraverso il contatto con la sabbia e gli oggetti diventano “gli organi di emergenza delle emozioni”.
Laboratorio interno svolto dalle insegnanti della Scuola Materna.